Mezzi (dall’Aston Martin alla Cosworth)

Chiunque viva secondo i propri mezzi soffre di mancanza di immaginazione. (Oscar Wilde)
È vero che anche l’Aston Martin DB5 di James Bond in Goldfinger è un mezzo (di trasporto), anche se non proprio come un altro, ma qui si parla di mezzi in senso lato, intesi come dotazione complessiva di risorse, materiali e immateriali, su cui un’organizzazione può contare per ottenere risultati.
Escluderei soltanto le risorse umane, ma soltanto perché già considerate separatamente come variabile essenziale per l’ottenimento della performance, dando inoltre per scontato che alla base dell’acquisizione di risorse di qualsiasi tipo ci sono pur sempre quelle monetarie, e che, come vedremo e ripeteremo, l’autentico finanziatore delle risorse aziendali è il mercato, anche nei settori non-profit, che spesso se ne dimenticano e vedono il marketing come qualcosa di venale e manipolativo, non capendo evidentemente un tubo del marketing mindset e facendo sempre più fatica a migliorarsi e a fornire valore ai propri destinatari.
Il vero problema è la trasformazione delle risorse monetarie, la cui natura è evidentemente uguale per tutti, in una combinazione ottimale di asset materiali e immateriali che facciano veramente la differenza sul mercato rispetto alla concorrenza e riescano a fornire un valore reale e possibilmente crescente nel tempo.
Prendiamo l’esempio dell’auto sportiva, che mi piace molto di più di quello delle minestre, dei cioccolatini o dei componenti elettronici: per produrla sono necessari investimenti mostruosi in asset materiali, ma ci vuol altro per fornire veramente valore ai target di riferimento: a parte i prezzi di vendita normalmente esorbitanti se si pensa al segmento delle Ferrari, Aston Martin e simili, come spiegate il fatto che ci sono clienti fedeli all’una o all’altra marca e che non si sognerebbero mai di cambiarla (a parte ovviamente i ricchi sfondati — e maniaci — che se le comprano tutte)?
È evidente che, dietro il brand, che fra l’altro è stato costruito e si è consolidato in decenni di corse (Ferrari, fatti salvi gli ultimi anni!) e film di Bond (Aston Martin) c’è una serie di investimenti molto diversi in progettazione, componentistica, design, comunicazione, e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare del fatto che anche il prezzo, in questo caso, è una componente del valore percepito.
Nel mio piccolo, e “da piccolo”, anch’io ho avuto una Ferrari (ovviamente usata, non me ne fregava niente del prezzo come valore percepito, anzi), ma come spiegate il fatto che ho goduto molto di più con una Ford Sierra Cosworth 4×4 (anche questa usata) preparata da un meccanico fuori di testa? Abitavo in zone montane e soltanto la Cosworth 4×4 mi permetteva prestazioni sotto la pioggia impensabili per qualsiasi altra auto sportiva … e per fortuna la polizia stradale non aveva tanto voglia di bagnarsi …
A dire il vero, mi piaceva molto anche il fatto che quella Cosworth nera non desse nell’occhio (anche se poi dei ladri capirono tutto), contrariamente alla Ferrari: è l’irripetibile mix di risorse e mezzi messo in campo da qualche oscuro progettista e product manager Ford, con la collaborazione del mio meccanico, che aveva fatto la differenza!
POSTILLA
Per inciso, questo è l’ottavo e ultimo di una serie di 8 post che, nelle mie intenzioni e in quelle degli amici e colleghi Alfonso Pace e Virgilio Gay (ne hanno scritti infatti altrettanti: i link vi mandano alle loro rispettive versioni di questo post) dovevano – e ancora dovrebbero – anticipare una nuova edizione dell’ormai attempato testo, attualmente out of print, richiamato in questa foto.
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