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Mercato e innovazione per il rilancio

Mercato e innovazione per il rilancio

Foto di Eva Gandellini con il suo smartphone

Il test dell’innovazione, come quello della qualità, non è la domanda “Ci piace?”, ma “I clienti lo vogliono e sono disposti a pagarne il prezzo?” (Peter Drucker)

Mi sembra che la foto di mia nipote Irma (che ho riciclato da un precedente post perché mi sembra appropriata anche in questo caso) renda bene l’idea del superamento delle difficoltà che stiamo vivendo e, con l’aggiunta di un po’ di fantasia, anche del rilancio.

È opinione comune fra scienziati, economisti ed esperti di management (e non potrebbe essere altrimenti, fra persone presumibilmente intelligenti) che la chiave del rilancio sia l’innovazione in tutte le sue forme, ma ho l’impressione che non sia ancora da tutti condivisa la convinzione che la chiave dell’innovazione sia il mercato, inteso in senso lato, in settori profit e non-profit.

Se l’innovazione non produce valore per chi ne beneficia (per l’appunto il mercato, ossia chiunque ne usufruisca, e chi altro altrimenti?) e per chi la realizza (ossia chi la concepisce e la mette a disposizione) non è vera innovazione: in assenza di valore prodotto per entrambe le parti, il mercato se ne disinteresserà e i produttori non avranno le risorse per continuare a soddisfarne sempre meglio le esigenze.

A me sembrano considerazioni di puro buon senso, ma, come diceva quel tale, common sense is not that common!

Il problema è “come e in quale direzione innovare” per fornire valore al mercato: a occhio, mi parrebbe una buona idea cercar di capire quali potrebbero essere i suoi bisogni, più o meno consci.

Ben pochi di noi sono tuttavia dei geni come Steve Jobs, che poteva permettersi il lusso di fottersene delle ricerche di mercato, perché sapeva benissimo cosa serviva al mercato medesimo senza che i futuri utilizzatori ne avessero la più pallida idea!

Ma non ci sono soltanto le ricerche di mercato, che comunque oggi sono molto più facili da realizzare e molto meno costose grazie a internet, al web, ai social, ecc. Ci sono molti altri modi per ascoltare il mercato e, soprattutto, per mettersi in condizione di recepirne i segnali.

È un problema di atteggiamento mentale, di buon senso e di metodo nell’adottare alcuni strumenti e alcune linee guida abbastanza semplici: personalmente, ne avrei identificate una decina, ma in attesa di proporvele nero su bianco in uno dei prossimi articoli, segnalo un incontro online di mezza giornata sul tema, proposto da UNI, l’Ente Italiano di Normazione (locandina scaricabile cliccando sull’iconcina in basso a sinistra della videata), a chi fosse interessato.